AREZZO – Il legame tra archeologia, teatro e paesaggio torna a Cortona con la settima edizione del Teatro Archeologico Festival, in programma dal 26 al 28 luglio 2025, con un’anteprima il 23 luglio. Quest’anno il filo conduttore sarà “Streghe & Santi”, un tema che intreccia spiritualità, ribellione e memoria, attraversando secoli di storia e suggestioni contemporanee.
Il festival, diretto artisticamente da Chiara Renzi e prodotto da rumorBianc(O), si snoda tra il Parco Archeologico del Sodo, il MAEC e altri luoghi simbolici della città. Il programma alterna spettacoli teatrali, performance site-specific, passeggiate tematiche, talk, concerti e degustazioni enogastronomiche, offrendo un’esperienza culturale immersiva, capace di coinvolgere diversi pubblici.
Un viaggio tra sacro e profano
Il titolo “Streghe & Santi” guida un percorso che parte da San Francesco, celebrato nell’anno del suo Ottavo Centenario, per arrivare alle figure femminili del Medioevo riscoperte attraverso il Decameron e oltre. Stregoneria, eresia e misticismo diventano chiavi per riflettere sul presente e sulle sue contraddizioni, offrendo una narrazione stratificata che abita e trasforma i luoghi della memoria.
Francesco Attesti, assessore alla Cultura del Comune di Cortona, sottolinea come il festival sia un’occasione preziosa per avvicinare il pubblico all’archeologia attraverso modalità nuove, emozionali, accessibili e coinvolgenti.
Tra arte, natura e partecipazione
Tra gli appuntamenti da non perdere:
- La passeggiata francescana alle Celle di San Francesco con microteatro e ristoro del pellegrino.
- Il talk sulla stregoneria con lo storico Mario Ascheri e la degustazione di vini locali.
- Il ritorno in scena di Mistero Buffo di Dario Fo con Matthias Martelli.
- La passeggiata delle acque e delle donne tra le pietre antiche e le storie nascoste del centro storico.
- I laboratori esperienziali sulla magia etrusca, pensati per adulti e bambini.
- Il concerto-spettacolo Lo scudo di Achille, ispirato all’Iliade.
A ogni tappa, il teatro diventa rito, il territorio si fa palcoscenico, la memoria si trasforma in visione. Non solo da vedere, ma da vivere.
Fonte: Siddarta Press
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